Il RIE – Ricerche Industriali ed Energetiche ha elaborato nel maggio 2014 uno studio, poi pubblicato, dal titolo “La Coesistenza tra Idrocarburi e Territorio in Italia” ponendo l’accento sulle dinamiche economiche dei settori Agricoltura, Pesca e Turismo (APT) nelle regioni che ospitano attività minerarie al fine di individuare eventuali anomalie rispetto agli andamenti registrati in territori che ne sono privi. L’indagine è stata condotta su due livelli: (a) una comparazione regionale che ha messo in evidenza che non esiste alcuna comprovata correlazione negativa tra idrocarburi e APT; (b) l’analisi di casi di studio italiani ed esteri che hanno dimostrato come la suddetta coesistenza possa diventare proficua per gli interessi locali e lo sviluppo del territorio in cui le attività Oil&G si insediano.
Allo studio iniziale hanno fatto seguito quaderni di approfondimento regionali, come quello dell’Emilia Romagna pubblicato nel febbraio 2015, ed oggi quello dell’Abruzzo, una regione caratterizzata da un’opposizione all’attività mineraria partecipata e capillare e quindi al centro del sempre più acceso dibattito nazionale sugli idrocarburi. La Regione verde d’Europa – si sostiene – non può anche essere interessata dall’estrazione di petrolio e gas: è su questa presunta incompatibilità che si sviluppa la gran parte della protesta in atto. Eppure, subito dopo l’Emilia Romagna, la narrazione che in Italia testimonia la possibilità di una positiva coesistenza tra industria mineraria e territorio è proprio quella della regione abruzzese.
Lo studio che si propone ha una duplice finalità:
1) di natura informativa: la realtà industriale altamente specializzata e qualificata che da oltre settant’anni caratterizza l’attività mineraria abruzzese non è nota ai più, così come si sottace o si sottovaluta la pesante crisi che essa va attraversando col rischio concreto di deindustrializzazione che ne deriva. L’analisi economica e la ricerca sul campo, effettuata mediante visite ai luoghi storici che hanno dato i natali a questa industria, e tramite interviste dirette ai principali attori del sistema, hanno consentito di valutare numerosi aspetti caratterizzanti il settore minerario che opera in Abruzzo e di comprendere la scarsa conoscenza che se ne ha al di fuori dei suoi confini (ma anche al loro interno).
2) Di natura propositiva: creando una base conoscitiva per impostare un dialogo continuo tra le parti, dialogo sulla cui assenza spesso si gioca l’intera partita dello sviluppo regionale. La logica di fondo muove dal convincimento che alla contrapposizione degli interessi bisogna sempre e comunque rispondere con la capacità di ascolto e con una più puntuale conoscenza dei fatti. Solo un ritorno ad una corretta informazione, nonché il passaggio dalla logica binaria della contrapposizione a quella della coniugazione, consentono a settori molto diversi di coesistere e di sperimentare opportunità sinergiche di collaborazione – sinora non colte – che potrebbero generare benefici tangibili per gli interessi locali. Ciò accade in diversi casi sia in Italia che all’estero, ancorché poco conosciuti, e potrebbe accadere anche in Abruzzo, dove la presenza contestuale di eccellenze industriali, agricole e naturalistiche è minata più dalla diffidenza che da una loro reale incompatibilità. Tutto ciò rappresenta una sfida per l’industria O&G che deve necessariamente rafforzare la sua interazione coi territori, coglierne le più avvertite esigenze di sviluppo, fornirvi risposte concrete.
Il lavoro è stato presentato il 9 dicembre a Pescara durante il Workshop: “L’Abruzzo e gli Idrocarburi: realtà e prospettive” organizzato da Assomineraria e Confindustria Chieti Pescara, alla presenza di istituzioni, rappresentanti delle imprese, sindacati, e stakeholder.