L’indotto petrolifero lucano teme i ritardi nello sviluppo

02/09/2015

4 minuti

Come riportato dalle testate giornalistiche della Basilicata, le imprese della Val d’Agri impegnate nell’indotto petrolifero della Regione lanciano un allarme alle Istituzioni locali. Imprenditori, lavoratori e operai – ciascuno al fianco della propria famiglia – si incontreranno il prossimo 9 settembre davanti alla sede della Regione Basilicata, per chiedere un tempestivo rilascio delle autorizzazioni che, a causa di ritardi burocratici, ostacolano investimenti per centinaia di milioni di euro.

Gli organizzatori dell’iniziativa intendono mettere in evidenza i “numeri positivi” che mostrano le ricadute di questa industria sull’occupazione, sulle diverse attività economiche, sullo sviluppo locale, sull’avanzamento tecnologico, sulla crescita delle competenze professionali e sulle pratiche relative alla sicurezza sul lavoro.

Negli ultimi quindici anni, infatti, lo sviluppo dei progetti legati alla coltivazione di idrocarburi in Basilicata ha generato un tessuto industriale fatto di piccole e medie imprese locali, specializzate in attività di supporto al settore. Tale filiera ha inoltre attirato in Basilicata numerose imprese nazionali e internazionali attive nel settore oil&gas.

Questo distretto, che si estende dalla provincia di Potenza a quella di Matera, si è distinto per le capacità legate allo sviluppo di tecnologie avanzate che hanno permesso alle singole aziende di allargare il proprio mercato in più paesi e in diversi continenti.

Un ritardo dello sviluppo delle attività rischia di implicare un forte calo degli investimenti sul territorio, con una riduzione delle commesse in atto e quindi dei relativi posti di lavoro. Un’industria giovane e votata all’internazionalizzazione rischia, quindi, un calo dell’occupazione che avrebbe implicazioni negative sulle sue capacità di espansione verso i mercati esteri.

Questa iniziativa “grassroot”, lanciata da coloro che si trovano in prima linea, sottolinea l’importanza delle ricadute locali reali e concrete che, ben più della fiscalità e delle royalties, interessano il tessuto economico-sociale, l’occupazione e la crescita professionale dei territori che accolgono le attività upstream.