Oggi l’energy mix globale si basa largamente su fonti tradizionali, ed in particolare sugli idrocarburi. Gli outlook futuri concordano nel prevedere che incremento demografico e miglioramento degli standard di vita spingeranno verso un aumento della domanda energetica mondiale – con essa aumenterà in valore assoluto anche la domanda di Oil & Gas. L’umanità si troverà, dunque, ad affrontare un vero e proprio dilemma energetico: da una parte la necessità di soddisfare la crescente domanda, dall’altra l’esigenza di contenere le emissioni per preservare il pianeta da un inasprimento del fenomeno del global warming. Occorrerà approdare ad un energy mix diversificato dove le varie fonti possano coesistere e completarsi a vicenda, il tutto dopo aver affrontato una lunga e complessa fase di transizione.
In questo scenario, la lettura della situazione italiana deve essere fatta in una prospettiva europea. Il picco dei consumi energetici nelle economie avanzate è ormai alle spalle: crisi economica ed efficientamento hanno infatti ridotto gradualmente i consumi. Tuttavia la dipendenza energetica, con le note conseguenze in termini di peso sulla bilancia dei pagamenti e di sicurezza delle forniture, resta un tema di grande attenzione per l’Europa, che importa il doppio dell’energia che produce. In Italia la dipendenza sale addirittura al 76%. Anche in Europa, peraltro, gli idrocarburi mantengono la funzione di spina dorsale del sistema energetico: ciò è tanto più vero per l’Italia, dove soddisfano il 70% della domanda. In questo contesto, il settore estrattivo in Italia ricopre un ruolo strategico. Pur con una produzione nazionale limitata al 10% del fabbisogno, l’industria Oil & Gas genera benefici in termini occupazionali, di contributo alle casse pubbliche, e di investimenti.
Il patrimonio energetico del Paese, e quindi la sua massimizzazione, deve essere inteso nel senso più ampio possibile, considerando sia le risorse energetiche naturali sia quelle umane – in particolare innovazione tecnologica e ricerca – il tutto osservando sempre di più il ruolo del consumatore, che si è evoluto notevolmente negli ultimi anni. Se innovazione, tecnologia e risorse non scarseggiano, per affrontare il tema della massimizzazione del patrimonio energetico è necessario incorporare anche visione, strategia e certezza, elementi oggi mancanti in Italia.
L’energia è la materia prima fondante su cui basare lo sviluppo economico e industriale di un Paese: il rilancio di una strategia nazionale in merito, la disponibilità dell’energia stessa e il suo ottenimento a prezzi contenuti si traducono in vantaggi competitivi irrinunciabili. Senza energia disponibile a basso costo la re-industrializzazione dell’Europa (e dell’Italia) è impensabile. Allo stesso tempo, qualsiasi esercizio di pianificazione energetica non può prescindere dal fatto che il mondo si muove lungo una traiettoria di decarbonizzazione che va perseguita fino in fondo, considerando molto attentamente la variabile “tempo” nella lotta ai cambiamenti climatici, senza però commettere l’errore di interpretare la fase di transizione energetica come un viaggio inerziale che non toccherà modo di vivere e abitudini di consumo.
Indispensabile sarà l’adozione di un approccio in grado di prevenire e gestire potenziali conflitti, attitudine fondamentale nelle democrazie mature, che però sarà possibile solo in un quadro di chiarezza dei ruoli delle istituzioni. Ridurre la frammentazione del potere decisionale sarà un altro elemento essenziale in questo importante esercizio.
(da Aspen Institute Italia, novembre 2016)