Intervista al Vice Presidente di Assorisorse Leonardo Brunori: «L’impegno verso nuovi modelli di sostenibilità industriale diventa necessario per rimanere protagonisti sui mercati internazionali. Abbracciare scenari di economia circolare sarà un contributo anche nei confronti delle prossime generazioni»
«La sostenibilità costituirà il nuovo standard per gli investimenti». Larry Fink, fondatore e presidente di Black Rock, la più grande società di investimento al mondo, lo aveva già scritto a inizio 2020 in una lettera indirizzata ai clienti e ai CEO delle società. Più che mai in questo periodo – con l’emergenza Covid che tiene l’economia in scacco fino a data da destinarsi – i player energetici e le associate di Assorisorse continuano ad alzare l’asticella degli standard tecnologici e delle competenze professionali per essere ancora più competitive all’interno dei grandi progetti internazionali.
«Il rilancio dell’Unione Europea sul tema della sostenibilità spinge tutti quanti noi ad accogliere un trend che non possiamo più considerare come una moda passeggera – spiega Leonardo Brunori, Vice Presidente di Assorisorse per il Settore Servizi – Immaginare dei nuovi modelli industriali in chiave sostenibile è diventata una necessità stringente, un dovere nei confronti delle prossime generazioni».
In chiusura di 2020 – anno che ha segnato la trasformazione di Assomineraria in Assorisorse – la consapevolezza di una “net zero carbon economy” è diventato un elemento di carattere mondiale, con ricadute sostanziali per la filiera dell’energia e delle materie prime. E di conseguenza per la ripresa dell’attività industriale. «Molto intorno a noi sta cambiando – continua Brunori – le sfide diventano ancora più globali. Mentre il mondo scientifico e le istituzioni tracciano nuove possibili rotte per il futuro, le imprese di Assorisorse sono ancora più impegnate nel raggiungere gli obiettivi della transizione energetica e nel valorizzare le risorse naturali».
Facendo ricorso alle proprie competenze, alcuni settori come ad esempio quello dei trasporti, stanno facendo grandi passi in avanti. «Pensiamo alla mobilità elettrica, agli studi sull’idrogeno, all’esplosione di servizi di condivisione dei mezzi come il car sharing o la guida autonoma. Occorre puntare sull’eccellenza, perché la competizione per un rilancio dell’economia procederà a ritmi sempre più serrati: chi avrebbe immaginato, fino a pochi mesi fa, che player mondiali come Google o Amazon sarebbero entrati a pieno titolo in un mercato così innovativo come quello dell’auto elettrica?».
E se la grande industria sembra rispondere in tempi più lenti alle dinamiche dell’automazione, la spesa globale per ammodernare le reti elettriche e sviluppare le tecnologie smart grid continuerà a crescere, specialmente nei sotto-settori più innovativi come Smart Grid ICT ed Energy Storage. «Molte utility in Europa e nel mondo – dice Brunori – stanno investendo per fronteggiare la riduzione della domanda che deriva da una maggiore efficienza del sistema e soprattutto dal rallentamento dell’economia causato dai prolungati lockdown. In Europa crescono gli investimenti sugli impianti di generazione distribuita e sui contatori elettronici, così come nella flessibilità legata al Battery Storage, tecnologia necessaria per portare energia stabile al sistema durante tutto l’anno».
Con l’obiettivo di generare valore in maniera sostenibile, le imprese di Assorisorse aumentano la propria sensibilità e responsabilità verso gli aspetti ambientali e climatici. La cosiddetta “nuova normalità” vedrà al centro il tema della decarbonizzazione, a livello globale, di tutte le attività economiche e industriali, puntando su un nuovo mix energetico e su nuove modalità di utilizzo di risorse e materie prime. «La sinergia fra tutti gli attori in campo è fondamentale – riprende il vice presidente – Le imprese italiane nel mondo sono un riferimento importante nel condividere know-how e individuare nuovi modelli di business e di sviluppo. I nostri ingegneri sono riconosciuti come tra i più abili nel mettere a punto soluzioni ricche di ingegno e di innovazione: in questo scenario le imprese italiane di qualunque dimensione vantano esperienze e competenze senza pari».
È chiaro dunque quanto la competitività delle nostre aziende sia messa a dura prova, sia sotto il profilo della sostenibilità che sul piano dell’innovazione digitale. Le politiche europee sull’economia circolare hanno introdotto obiettivi gestionali e tassazioni per chi non ricicla gli imballaggi in plastica. Target minimi di reimpiego di materiale riciclato e restrizioni alla commercializzazione di alcuni prodotti. «Essere allineati agli scenari di economia circolare, convertendo i propri piani di produzione e distribuzione diventa una variabile necessaria per non essere tagliati fuori dai mercati internazionali. Mettendo al centro il tema della decarbonizzazione, le nostre imprese puntano su un nuovo mix energetico e su nuove modalità di utilizzo delle materie prime, delle risorse minerarie e di quelle naturali come il vento, il Sole, l’energia delle onde del mare, anche il rifiuto può diventare una risorsa».
Nel settore dell’energia, innovazione fa rima con l’analisi dei dati, l’internet delle cose, cloud computing e intelligenza artificiale. Con lo stesso impegno si incrementano gli investimenti sulla digitalizzazione, sia in ambito strutturale che di formazione per l’utilizzo delle nuove tecnologie. Spiega Brunori: «In questi ultimi anni la nostra capacità di analizzare dati e fare previsioni è già notevolmente cresciuta. Se da un lato i cantieri soffrono per la burocrazia e le condizioni di sicurezza imposte dalla pandemia, in generale le aziende hanno aumentato l’uso degli strumenti digitali per semplificare la complessità dei processi. Penso agli “smart helmet” con i quali si monitorano le attività da remoto, condividendo informazioni tra ingegneri di progetto e tecnici sul campo. O ai droni che consentono di circostanziare luoghi impervi e pericolosi, senza alcun impatto per la sicurezza dei lavoratori. Qualche passo avanti andrà fatto in relazione all’e-commerce, nel riuscire cioè a ingaggiare il cliente anche in periodi come questo, dove è estremamente complicato riuscire ad avere un contatto dal vivo con le persone».
In un qualsiasi progetto dove un’intera filiera è al lavoro – ognuno con le sue attività, competenze e strategie applicate – tenere tutti uniti intorno a un obiettivo comune è un’impresa nell’impresa. Per questo l’utilizzo di tecnologie come i classici webinar, le riunioni online e le videochiamate dovranno essere in qualche modo implementate da piattaforme più evolute, necessarie a coinvolgere i diversi attori con il massimo della partecipazione e dell’ingaggio emotivo. Conclude Brunori: «Abbiamo dimostrato che sappiamo lavorare da casa, normalizzando lo smart working che prima era visto come un’eccezione. Abbiamo creato maggiore orizzontalità decisionale rispetto alle gerarchie un po’ rigide del passato. Abbiamo ridotto i costi degli spostamenti, rendendo il tempo una variabile finalmente essenziale, che ci porta tutti a lavorare al massimo quando c’è effettivamente bisogno di farlo. Insomma tutta questa concretezza “a distanza”, che abbiamo giocoforza sperimentato in questo famigerato 2020, non ci deve far dimenticare l’importanza della relazione diretta con le persone, dai clienti ai fornitori, dai collaboratori ai colleghi sparsi per il mondo. Chi in passato aveva già lavorato sulla capacità di engagement a distanza, ora si trova enormemente avvantaggiato. Benvenuto dunque il dialogo lungo tutta la filiera energetica: ma è bene sapere che non tutto tornerà esattamente come prima. Quando riuscirò finalmente a prendere un aereo e andare di persona a Londra da un cliente, sarò così sicuro di trovare i miei soliti interlocutori dal vivo intorno a un tavolo? Non rischio invece di partecipare a una diretta su Zoom o Teams dove io parlerò da Londra e gli altri manager dalle loro abitazioni nel Sussex o nel Kent?».