Intervista al vicepresidente Baker Hughes e consigliere Assorisorse, Michele Stangarone: «La crisi pandemica ha accelerato alcuni processi già in atto. Per rafforzare le sinergie tra tecnologia e innovazione, abbiamo incrementato la collaborazione con le università e il sostegno a Pmi e start up. A Firenze abbiamo promosso la nascita di Big Academy, una scuola di alta formazione per manager nei settori energia, meccanica, ottica, elettronica e delle tecnologie informatiche.»
«Assorisorse è una sede importante per il dibattito sulla transizione energetica. Un lavoro di squadra portato avanti da aziende prestigiose è senz’altro utile per far sì che questi temi progrediscano. Ma i tempi non saranno brevi perché il mercato da solo non riuscirà a sostenere una transizione veloce. Occorrono quadri normativi, meccanismi incentivanti e di sostegno ai progetti, e in quest’ottica la creazione del nuovo ministero per la transizione ecologica va nella giusta direzione. In parallelo c’è bisogno di uno sforzo tecnologico intenso e sostenuto, perché è l’unico che può venire in soccorso alle leggi stesse del mercato».
Dal suo osservatorio di vicepresidente Baker Hughes, Michele Stangarone (ingegnere nucleare, presidente di Nuovo Pignone e consigliere Assorisorse per il settore Servizi) guarda agli scenari energetici con l’esperienza di un manager e professionista che da oltre 35 anni si occupa di processi, soluzioni complesse e innovazione tecnologica. «In Baker Hughes – spiega Stangarone – sviluppiamo e produciamo tecnologie per l’industria energetica grazie al lavoro di circa 55 mila dipendenti in oltre 120 paesi. In Italia Baker Hughes è presente in sei regioni ed opera principalmente attraverso la storica realtà industriale Nuovo Pignone, con 5 stabilimenti produttivi a Firenze, Massa, Bari, Talamona (SO), Vibo Valentia e 1 cantiere per l’assemblaggio di grandi moduli industriali ad Avenza. A Firenze c’è la sede del quartier generale globale del business TPS (Turbomachinery & Process Solutions) e del centro di eccellenza mondiale per le attività di ricerca, sviluppo e produzione di turbine a gas e compressori, pompe, valvole e servizi correlati. In Toscana, oltre allo stabilimento all’avanguardia per le tecnologie digitali applicate ai processi produttivi, si trovano anche il centro di attività in Ricerca e Sviluppo di Turbomachinery, con oltre mille ingegneri altamente specializzati, e l’iCenter, per il monitoraggio e la diagnostica remota delle macchine installate presso i siti dei clienti in tutto il mondo».
Da tempo Assorisorse è impegnata a sostenere che il traguardo della decarbonizzazione non può essere raggiunto senza il contributo attivo dei principali attori del settore Oil & Gas. Il nostro Paese, si sostiene da più parti, ha le carte in regola per diventare un modello per la transizione energetica in Europa. «La nostra ingegneria è riconosciuta in tutto il mondo – spiega Stangarone – così come il livello di competenze e innovazione portato avanti dalla nostra realtà industriale. Guardando alle conseguenze della pandemia, scopriremo che questa crisi ha di fatto accelerato alcuni processi già in atto. In Baker Hughes la nostra filosofia è di quella di investire in tecnologia per l’innovazione, per questo abbiamo incrementato le partnership con università e centri di ricerca in tutta Italia ed all’estero per supportare il business. Un esempio è quello dell’Additive Manufacturing (AD) dove abbiamo investito quando se ne intuiva la strategicità, ma i ritorni commerciali non erano immediati. L’AD è un processo per creare componenti e parti di macchina, anche molto complesse, con tecnologie di addizione (stampa 3D per fusione tramite laser) di polveri metalliche, oggi anche di superleghe. Utilizzando solo le materie prime strettamente necessarie alla creazione del pezzo, unitamente al fatto che il materiale in eccesso può essere riciclato, riduciamo lo spreco di materia prima con conseguente risparmio sui costi e riduzione dell’impatto ambientale. Si possono così ottenere geometrie impensabili fino a qualche anno fa, che permettono di far raggiungere alle nostre macchine efficienze sempre più alte e di conseguenza minori emissioni di CO2. Negli utimi 7 anni siamo passati dalla plastica ai metalli speciali, dai laboratori alle linee di produzione.».
La pandemia, dunque, ha segnato un cambio di passo riducendo i tempi di processo e portando soluzioni specifiche per ogni applicazione, con una flessibilità e un range di personalizzazione che, con con il vecchio approccio, era impossibile da realizzare. «Oggi infatti è possibile innovare, creare nuovi design e rivisitare continuamente un prodotto già esistente. Le politiche di investimento sono più coraggiose: il nostro supporto è rivolto anche alle tecnologie non ancora mature in termini di ritorni economici. Tutto questo fino a cinque anni fa era impensabile, ma i mutamenti economici ci hanno spinto a investire proprio nel momento in cui era necessario dare rilevanza all’innovazione dei processi produttivi: negli ultimi 5 anni, gli investimenti in ricerca sulle nostre capacità produttive hanno raggiunto la cifra di 700 milioni di euro».
Attraverso Nuovo Pignone, il gruppo Baker Hughes ha stretto importanti collaborazioni con numerose università italiane, con l’Università di Firenze, con la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e con il Politecnico di Milano: il valore dei contratti in essere con laboratori, università e istituti di ricerca per sviluppare progetti innovativi ammonta a 16 milioni di euro. Nell’ambito della ricerca sull’Intelligenza Artificiale, con l’Università di Siena è nato l’AI LAB, nuovo laboratorio congiunto tra Baker Hughes e il dipartimento di Ingegneria dell’informazione e Scienze matematiche dell’Ateneo. Con il Politecnico di Milano, Baker Hughes ha firmato un accordo di collaborazione che prevede l’avvio di numerosi contratti di ricerca su tematiche come additive manufacturing, aerodinamica avanzata, digital twins, knowledge management, prognostics e data science. Con l’Università di Firenze, Baker Hughes – insieme a El.En. Group, KME, Leonardo e Thales – ha dato vita a BIG Academy, un progetto di alta formazione, primo nel suo genere in Italia, rivolto agli attuali e futuri manager delle aziende della filiera e del territorio che intendono ampliare o perfezionare le competenze professionali dei loro quadri dirigenti allo scopo di rafforzare la propria capacità di crescere adattandosi ai grandi cambiamenti in essere, quali ad esempio la digitalizzazione, la sostenibilità e la transizione energetica, la globalizzazione
«Il nome scelto per la scuola Big Academy, il cui acronimo BIG significa Business Innovation Growth, vuole richiamare quanto sia grande “l’impresa da fare”, sia perché è grande la sfida dei cambiamenti sia perché facendo sistema tra imprese, accademia, istituzioni si può ottenere un risultato molto più grande di quanto non sia possibile lavorando separatamente – spiega Stangarone – Il progetto, sostenuto dalla Fondazione Cassa di risparmio di Firenze, nasce dal bisogno – avvertito ancora di più nella fase di crisi post-Covid – di formare figure qualificate per guidare le aziende alle prese con i veloci cambiamenti dei processi e, in molti casi, dei prodotti».
Big Academy si basa su di un modello unico nel suo generee e punta a fondere sapere teorico, conoscenza, sapere pratico, esperienza, per potenziare le competenze che servono all’industria. I corsi si svolgono da gennaio ad ottobre presso il Florence Learning Center di Baker Hughes e sei sono le aree tematiche (sviluppo del business e internazionalizzazione; operations; dinamica finanziaria e controllo di gestione; transizione energetica e digitalizzazione; leadership e sviluppo organizzativo; governance e crescita aziendale) che vengono affrontate, in co-presenza, da docenti universitari e top manager aziendali.
«Essere una energy technology company per noi in Baker Hughes vuol dire elevare la competenza di sistema, rendendola quell’elemento distintivo che può dare all’Italia un ruolo importante nella nuova transizione enegergetica.»