Assorisorse per guardare al futuro

14/07/2020

6 minuti

Intervista al presidente Luigi Ciarrocchi: «Per le imprese impegnate a valorizzare le risorse naturali, arrivano nuove sfide a livello globale. All’interno degli scenari energetici, la nostra associazione sarà ancora più focalizzata a promuovere la cultura della transizione, i temi legati all’innovazione tecnologica e all’economia circolare e a valorizzare il patrimonio nazionale delle risorse sia materiali sia intellettuali. Con la sostenibilità – ambientale, economica e sociale – come bussola per il 2030»

 

Oggi nasce Assorisorse – Risorse Naturali ed Energie Sostenibili, la nuova Assomineraria. Si tratta di un forte segnale di cambiamento. Qual è la nuova rotta? E quale sarà la continuità con un’associazione che ha nel suo dna oltre un secolo di esperienze e competenze?

Da sempre attento ai mutamenti, il settore delle risorse naturali è in continua evoluzione e il cambiamento è oggi più che mai necessario, non solo per le conseguenze economico-sociali provocate dalla pandemia. In questi ultimi anni il percorso di crescita è maturato per la consapevolezza dei mutamenti climatici e della necessità di fornire energia a tutti in modo sostenibile, economico e pulito. Tali stimoli hanno promosso una riflessione sul tema energetico, e spinto decisamente la transizione energetica in atto (nazionale, europea e globale) verso un’economia “net zero carbon”. Senza dubbio per le imprese impegnate nella valorizzazione delle risorse naturali è iniziato un intenso periodo di sfide a livello mondiale, la cui rotta è tracciata dalla ricerca scientifica, dalle indicazioni provenienti dalle istituzioni internazionali e infine dal quadro normativo in continua evoluzione. Un riferimento importante è quello dell’International Energy Agency (IEA), che nei suoi recenti rapporti invita a promuovere le fonti rinnovabili, a favorire l’utilizzo di risorse low-carbon – decarbonizzando al tempo stesso le fonti tradizionali – e ad accelerare i processi di efficienza energetica, quadruplicando entro il 2040 gli investimenti in questo settore.

Qual è in prospettiva il ruolo di un’associazione di categoria che, nel quadro di Confindustria, tiene insieme operatori impegnati nella valorizzazione delle risorse (energetiche e non) e aziende di respiro internazionale specializzate in impianti, tecnologie e servizi?

Le associazioni di categoria avranno un ruolo sempre più importante nel promuovere la cultura della transizione e i temi legati all’economia circolare. D’altronde, la lotta al cambiamento climatico e l’accesso alle risorse energetiche in maniera efficiente e sostenibile rappresentano obiettivi imminenti e connessi tra loro. Sappiamo bene, però, che il tema della transizione energetica è un percorso che richiede tempistiche, investimenti e risposte efficaci che devono essere coerenti con gli obiettivi delle ultime conferenze sul clima. In tale cornice è necessario lavorare con determinazione, tenacia e concretezza facendo leva sulle conoscenze scientifiche e utilizzando un approccio inclusivo. È necessario infatti puntare su un mix energetico che promuova le fonti rinnovabili e al contempo metta al centro il tema della decarbonizzazione, attraverso uno sforzo tecnologico combinato e policy adeguate. Coerentemente agli impegni assunti dall’Italia per il 2030, e rafforzati nel PNIEC 2030, il processo prevede un mix di strumenti, molteplici tecnologie e fonti di energia, che consentano di ridurre significativamente le emissioni di gas serra. Nello specifico, le numerose iniziative che coinvolgono il mondo delle imprese estrattive si articolano su diverse linee prioritarie. Tra queste c’è il sostegno agli Accordi di Parigi del 2015, con gli obiettivi di riduzione dell’intensità di CO2 e di emissioni clima-alteranti nelle operazioni del settore (anche sostenendo le politiche di carbon-pricing). Un’altra priorità riguarda i business plan, all’interno dei quali deve trovare spazio la valutazione dei rischi e delle opportunità offerte dai nuovi scenari, insieme a indicatori solidi e accurati, verificati da terze parti. Il nostro settore dovrà in ogni caso rappresentare uno stimolo per la riduzione di emissioni nell’economia in generale, interagendo con gli stakeholder e promuovendo con loro un dialogo costruttivo.

In questo periodo di particolare complessità, che coinvolge tutti i settori dell’economia, come si sta muovendo la filiera delle risorse naturali?

Nel periodo della pandemia, il sistema energetico italiano non si è mai fermato e ha assicurato approvvigionamenti continui e stabili lungo le diverse filiere (dal gas ai combustibili, fino all’elettricità). Adesso guardiamo al futuro con le azioni dei player del settore estrattivo nazionale più che mai orientate ai Sustainable Development Goals (SDGs) stabiliti dalle Nazioni Unite. In particolare, facendo crescere le tecnologie che favoriscono la transizione e l’economia circolare, incoraggiando la sostenibilità delle imprese e sviluppando progetti di capacity building per i paesi produttori di materie prime. Tutto questo fornirà opportunità per nuovi investimenti – pensiamo alle infrastrutture energetiche, indispensabili per centrare gli obiettivi di decarbonizzazione fissati dai piani nazionali ed europei – e porterà ricadute positive per lo sviluppo e per l’ambiente, con un significativo valore aggiunto per la società e il territorio. Anche la politica è chiamata a essere parte attiva per il raggiungimento di un paradigma energetico sostenibile. Crediamo sia fondamentale un quadro di regole certe e iter autorizzativi semplificati e accelerati. Questa finestra aperta dalla crisi evidenzia una similitudine di orizzonti tra obiettivi nazionali ed europei, tra politica e finanza, tra la capacità tecnologica e quella finanziaria delle imprese. Superando le difficoltà burocratiche, potremmo arrivare al 2030 con un Sistema Paese più avanzato e strutturato di oggi. Non esiste un’unica energia, bisogna lavorare insieme per valorizzare il patrimonio nazionale in termini di risorse sia materiali sia intellettuali, puntando su innovazione, competenza e conoscenza. Avere obiettivi concreti e da sviluppare immediatamente significa creare un nuovo paradigma incentrato sulla sostenibilità ambientale, economica e sociale, con un focus primario sulla creazione di valore nel lungo periodo.

L’impegno verso la sostenibilità, l’economia circolare e l’innovazione tecnologica si inserisce in un flusso ormai proiettato verso la transizione energetica. Cos’è cambiato rispetto alla tabella di marcia prevista prima dell’emergenza Covid-19?

In un’ottica di sostenibilità le nostre imprese, come detto, intendono svolgere un ruolo di primo piano nell’accompagnare e guidare la transizione. Sapendo che le rinnovabili da sole non rappresentano l’unica soluzione per fornire energia sostenibile, con il nuovo paradigma si diversificano i modelli di sviluppo e le strategie di innovazione tecnologica. Oltre all’efficienza, alla promozione delle fonti rinnovabili, al recycling e all’economia circolare, si rende necessario considerare nuovi processi come la cattura e lo stoccaggio della CO2 (ovvero la conversione della CO2 in prodotti di valore come polimeri e cemento), la filiera dell’energia blue con l’idrogeno che giocherà un ruolo fondamentale nel breve e medio periodo, l’utilizzo delle biomasse e dell’energia prodotta dalla forza del mare e degli oceani. In questo senso l’industria italiana ha una lunga tradizione di leadership internazionale, frutto di una consolidata esperienza e di un riconosciuto know-how, che senza dubbio consentirà di governare il cambiamento. Il compimento della trasformazione passa per una semplificazione nell’utilizzo e nell’accesso alle risorse naturali, garantito da un sistema di approvvigionamento efficiente ed efficace. Il ruolo delle imprese che compongono questa filiera, strategica e centrale, sarà dunque quello di raccogliere le impegnative sfide all’orizzonte, dimostrando nuovamente coraggio, capacità di innovare e predisposizione a investire nel talento.